Copenaghen,
Amsterdam, Lione sono solo alcune citta' europee dove il
mezzo a due ruote e' un trasporto urbano alternativo.
Torino, con 70 chilometri di ciclopiste, fatica ancora.
«Il progetto Torino Biciclette dovrebbe portare, in due
anni, a 250 chilometri di ciclopiste» spiega Paolo
Oddone, dirigente dell'assessorato per l'Ambiente. Nel
'96 sono stati stanziati sei miliardi, ma in centro il
sogno dei ciclisti sembra essersi fermato, per le
proteste sulla diminuzione dei parcheggi. E' il caso
delle ciclopiste di corso Galileo Ferraris, di corso
Matteotti (ferma in piazza Solferino), o di via Bertola,
bloccata in via Pietro Micca: qui, all'angolo con via
Monte di Pieta', e' stato sistemato dal Comune un curioso
scalino, forse segno di problemi politici interni alla
divisione Ambiente. Tralasciando gli ironici destini
delle ciclopiste centrali, la realta' in periferia sembra
piu' positiva. Una ciclopista unisce Villa Cristina e le
Vallette ai quartieri meridionali, benche' mancante di
una passerella di superamento su corso Regina per la
Pellerina. Da questa si arriva al Parco Ruffini, sulla
bellissima pista in mattonelle di corso Telesio, e dal
parco al vecchio stadio Filadelfia, poi, su corso Duca,
fino al Castello di Mirafiori. Un altro percorso unisce
la stazione Dora al Parco della Colletta: poi si puo'
proseguire lungo il Po, a nord, fino alla Stura, o a sud,
sulla sponda destra, fino al parco delle Vallere. Paolo
Oddone sembra rassicurante sul futuro: «proseguono i
lavori della ciclopista sul passante ferroviario, di
quella lungo la linea tranviaria del 4, come nel parco
del Meisino ed in strada del Portone,
davanti al cimitero sud». Al momento le ciclopiste sono
abbastanza sfruttate. «La percentuale d'uso della
bicicletta per gli spostamenti urbani e' salita al 3,5%,
rispetto all'1,8% del '95» commenta Luigi Spina,
consulente al progetto. Secondo il monitoraggio in via
Bertola, dal settembre '98 al dicembre '99, si sono
registrati dall'8 all'11% passaggi di biciclette, sul
totale dei veicoli. Forse la nostra citta' non
raggiungera' i livelli di Amsterdam, in cui il 30% degli
abitanti si sposta in bici, ma certamente gli «adepti»
della cultura delle due ruote stanno crescendo anche tra
i torinesi: si riscopre infatti un mezzo cosi'
tradizionale quanto utile ad evitare il traffico. Senza
considerare che la bici consente un risparmio di energia
muscolare cinque volte superiore rispetto al pedone.
«Non abbiamo ancora tante biciclette come nelle citta'
del centro-nord Europa - conclude Oddone - non e' solo un
problema di risorse, ma una cultura, una mentalita' che
necessita di tempo per cambiare». Appuntamento allora
sulle ciclopiste, non importa se in sella a una vecchia
Graziella, a una mountain bike, o a un modello con cambi
Shimano: bastano un paio di guanti, una sciarpa di lana,
e magari una mascherina anti-smog.
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